A cura di: Daniele Pizzo
“Gentile Professione Camionista, soprattutto negli ultimi mesi si è parlato tanto delle condizioni lavorative, in alcuni casi pessime, di noi autisti dipendenti. Ricorderete il dibattito che ha suscitato la notizia di una famosa ditta campana che non riusciva a trovare autisti pur offrendo uno stipendio di 3000 euro mensili. Sul fatto che siamo pagati troppo poco siamo tutti d’accordo, ma io dico anche che non è solo una questione economica. Se non si migliorano le condizioni di lavoro, si limitano i pericoli che si corrono sulla strada, se non si riducono la fatica e i ritmi sempre più insostenibili che dobbiamo sopportare, credo sarà sempre più difficile che si riesca ad attirare i giovani per portare avanti il settore, a prescindere dal trattamento economico. Vi ringrazio in anticipo se vorrete pubblicare questa mia riflessione”.
Vincenzo B. – Terni
Caro Vincenzo, come darti torto? Il settore dei trasporti, non solo in Italia ma in tutto il mondo, sta vivendo da anni una trasformazione di cui ci si sta rendendo conto solo adesso e in colpevole ritardo. Basta parlare con chi fa questo mestiere per percepire che non lo si fa più con la soddisfazione di un tempo. Certamente per un trattamento economico troppo spesso inadeguato, ma a volte, come dici tu, i soldi da soli non riescono a far sopportare il carico di lavoro, gli imprevisti e le privazioni che un professionista del volante deve sostenere. L’insoddisfazione degli autisti è ormai acclarata. Non è un caso dunque che l’età media degli autisti negli ultimi anni, secondo quanto rilevato dalla International Road Transport Union (IRU), sia salita a ben 55 anni. Tra le motivazioni più importanti che l’IRU indica per l’attuale mancanza di autisti vi è infatti la consapevolezza nei giovani di andare incontro a condizioni di lavoro molto gravose. È chiaro che su questo si dovrà lavorare, per evitare pesanti ricadute su tutto il sistema economico-industriale, perché, come è noto, se si fermano i camion si ferma tutto.