Di Franz Accardi
Siamo una categoria forte, che fa una lavoro strategico: abbiamo tutte le carte in regola per fare sentire la nostra voce, ottenere miglioramenti importanti, tali da rendere conveniente una vita faticosa e scomoda e invece nessuno vuole più fare questo lavoro. Eppure non va così, anzi: in certi casi la situazione è persino drammatica. Forse una parte della responsabilità di questa situazione ce l’hanno i camionisti stessi, che sono sempre stati divisi e che solo raramente sono riusciti a imporre le proprie rivendicazioni. Così, piano piano, l’intera categoria si è sgretolata, è venuto meno l’orgoglio dei camionisti e si sono stabilite quelle folli tariffe da 0,85 centesimi a chilometro che significano lavorare gratis (e che per fortuna non tutti accettano). In queste condizioni, è evidente che la passione, la voglia di viaggiare, i grandi sentimenti di chi fa questa professione sono stati messi in un angolo e che questo lavoro meraviglioso ha perso tutto il suo fascino. Ed è rimasta l’amarezza. Leggete quello che ci hanno scritto i nostri colleghi sulla nostra pagina Facebook, a cominciare dall’amico Marco M., e provate a trovare una sola parola fuori posto.
VITA DA CAMIONISTA (IL RIASSUNTO) – «Questo – ci scrive Marco – è un lavoro, tra i pochissimi, che anche dopo le “nove ore di guida” si resta buttati per strada, non si torna a casa dalla famiglia… non puoi andare alla palestra dove hai il tuo abbonamento o andare a fare la partita di calcetto con gli amici… Si resta per strada, dormendo nel camion da solo. Le fatidiche 9 ore al giorno sappiamo che è un affermazione falsa, perché tra soste e tempi di carico/scarico la “giornata lavorativa” dura 13 ore e per due volte a settimana può arrivare a 15 ore, quasi il doppio di un turno di lavoro standard di 8 ore. Ricordando sempre che, nemmeno dopo quelle 13-15 ore vai a casa, ma resti in strada e continui ad essere responsabile del mezzo fino all’inizio del prossimo turno lavorativo. Sarebbe come dire che un operaio medio, dopo le sue 8 ore canoniche, resta le altre 16 a sorvegliare il suo posto di lavoro fino al turno successivo, senza tornare a casa!!! Ecco, questo è il grosso divario tra la vita di un autista e quella di un operaio. Quindi, tutte quelle ore vanno pagate e riconosciute come lavoro usurante!! Altro che 3 mila euro netti a 9 ore al giorno! Senza contare le ore di lavoro notturno. Siamo l’unica categoria che non matura indennità notturna ai fini pensionistici». Ma che cosa significano questi 3.000 euro di cui parla Marco?
3.000 EURO AL MESE? – Spieghiamo bene: qualche tempo fa, è uscita sui giornali l’offerta di alcuni autotrasportatori che si lamentavano perché – a quanto raccontavano – offrivano stipendi da 3.000 euro al mese netti e ugualmente non riusciva a trovare autisti. Com’è possibile? Su questo tema, gli amici della nostra pagina Facebook sono apparsi subito scettici. Molti ci hanno scritto che a quei soldi ci credono poco. Pino T. dice: «Ancora queste pseudo aziende che si riempiono la bocca dicendo offriamo € 3.000, ma è solo fumo negli occhi, perché poi, quando ci vai a parlare, € 3.000 ci sono per davvero, ma devi fare 6 anni fuori casa con dentro tredicesima e quattordicesima, trasferta, TFR, Rol e la loro mamma pure! E poi non avete ancora capito che ce ne vogliono 3.200 per fare il giornaliero e 4.200 per fare l’estero… mandate tutti a ***!». Insomma, a quanto pare la verità è che i 3.000 euro sono un mito. Sentite che cosa ci dice Monica G.: «Ma dove sono le aziende disposte a dare questi stipendi?? Negli ultimi anni mio marito ha trovato solo posti dove stai fuori dal lunedì (domenica notte) al venerdì sera, possibilmente al sabato mattina manutenzione camion, naturalmente usufruire di tutto l’impegno possibile, quindi 3 giorni alla settimana 15 ore e 2 di 13 ore, lavati in autogrill (costo medio per una doccia € 3) mangia dove e cosa capita. Il tutto per 2.300/2.500 euro, tredicesima e quattordicesima comprese!! Ma di cosa stiamo parlando?». Di interventi come questi ne abbiamo ricevuti molti, ma questo di Kristian F. dice tutto e anche con rabbia: «Toglietevi giacca e camicia e salite le scalette del camion. Vi renderete conto che 3.000 euro sono pochi… Togliendo 600 euro al mese per mangiare e tutte le ore d’impegno non pagate, lo stipendio è uguale o anche meno di quello di un operaio comune… 3.000 euro al mese netti in Italia non li prende nessuno. Arriverà il peggio, perché adesso stanno arrivando giovani che hanno avuto sempre tutto, dal cellulare alla macchina e soldi facili che non sanno nemmeno da dove arrivano, figuriamoci se si mettono alla guida di un camion!!». E meno male che, con questi sacrifici e con questi stipendi, gira ancora qualche camion! Ma le difficoltà non sono solo nei guadagni, perché piccoli imprenditori e padroncini si trovano spesso in difficoltà con la polizia. Molti di loro ci dicono: «Ci usano come un Bancomat!». È vero? Sentiamo le testimonianze…
CAMIONISTI BANCOMAT – Angelo S. mette subito in evidenza un problema fondamentale: «Nei 3.000 euro – dice – sono compresi anche i verbali, perché c’è sempre fretta, però le multe si devono pagare e chi ha sbagliato è sempre l’autista!». Fabio T. aggiunge: «3.000 euro? Io ci andrei pure per la metà, se il lavoro fosse lo stesso di 20 anni fa, con meno regole e meno soprusi da parte dello Stato e della polizia. Vai per strada e ti senti come un delinquente ricercato, e ogni volta che vedi una pattuglia devi fuggire sennò ti rovinano. Non è più guidare questo». Cristiano T. è sulla stessa lunghezza d’onda: «La cosa più importante – scrive – sono le forze dell’ordine che dovrebbero un attimo mollare la presa (siamo autisti non delinquenti). Bisogna dire ai poliziotti di non fare verbali ai conducenti, ma alle aziende. Se togli punti a me, dopo dove mangio? A casa vostra?».
IL RISPETTO – Mario M. dice: «Al carico/scarico nelle varie aziende, il tempo di attesa dovrebbe essere al massimo 1 ora, altrimenti scatta una penale di 100 euro per ogni ora persa a carico della ditta caricatrice/scaricatrice e il personale deve essere adeguato al lavoro, e allora vedrete che di autisti ne trovate a migliaia». È un altro dei problemi che rendono difficile la vita dei camionisti sono le attese nei magazzini. A volte anche in situazioni scomode, magari senza una toilette o, peggio ancora, con personale arrogante che tratta male gli autisti che aspettano il loro turno. In questi casi, molti camionisti restano in silenzio e poi, durante il viaggio, digeriscono faticosamente l’umiliazione. E questo lo mette in evidenza Francesco M.: «Per prima cosa – dice – bisogna insegnare l’educazione al personale delle aziende dove si consegna e si ritira. Ci considerano loro servi per non dire delle m***e, poi il resto viene da sé!». Ma la legge del 12 agosto 2010 n. 120, in caso di un’attesa di oltre due ore, intima ai magazzini di rifondere l’autotrasportatore dei costi sopportati e del mancato guadagno conseguenti all’indisponibilità dell’autista e del mezzo. Insomma, la legge è dalla parte degli autotrasportatori (almeno in parte), ma farsi riconoscere gli indennizzi è tutta un’altra faccenda. Mario G. aggiunge anche un altro punto, il fatto che nei magazzini si chiede agli autisti di salire sul muletto e di scaricare il camion. «Adesso – dice il nostro amico – fare da autista e da facchino per le aziende dove vai a caricare e scaricare è troppo!», ma è anche l’unica condizione per poter riprendere il viaggio e quindi i conducenti sono costretti a fare anche un lavoro che non è il loro.
IL DUMPING E IL DISTACCO – Ma da dove vengono gli stipendi bassi e questa scarsa considerazione per gli autisti? Molto nasce dalla piaga del dumping sociale. Alcune aziende, hanno sfruttato la manodopera dell’Est pagandola con salari, fisco e contributi degli Stati di provenienza (per esempio la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceca), ma impiegandola qui da noi, dove tasse e stipendi sono più cari. In questo modo, le aziende avevano autisti perfettamente in regola, ma che costavano molto meno. E questo per un po’ ha funzionato. Ora, però, il distacco – cioè l’impiego temporaneo di autisti per viaggi internazionali – è stato regolato in modo più severo. Le nuove norme sono sancite nella Direttiva europea 1057/20 e impongono l’applicazione per tutto il periodo del distacco delle regole economiche e sociali degli Stati in cui il dipendente si trova a lavorare. È un passo avanti? Certo, perché in questo modo i nostri camionisti non si trovano a fronteggiare la concorrenza sleale che mette in ginocchio soprattutto le piccole aziende. Purtroppo, però, il danno è fatto. In questi ultimi anni di autisti e padroncini se ne vedono sempre meno e la realtà del nostro autotrasporto si va impoverendo di figure straordinarie e preziose che Renato L., un altro collega, spiega così: «Non andate a fare questo lavoro di m***a. Ve lo consiglia un vecchio camionista. Una volta di sicuro c’era una cosa predominante, l’umanità, che ora è scomparsa del tutto».
Buongiorno sono solo pagliacciate i 3000euro al mese se volete sapere la verità contattatemi e sarò Benlieto di spiegarvi come stanno veramente le cose ,sono un autista che ha inoltre a 13 anni e oggi posso dirvi che sono anche un buon sindacalista tanto di sicuro fate come del Debbio chiama i padroni ma senza controparte grazie buongiorno
IO SONO IN PENSIONE DAL 2019 DOPO QUASI 50 ANNI DI CAMION, SENTENDO E VEDENDO QUESTE STORIE DEI MIEI COLLEGHI CAMIONARI, MI SENTO NEI LORO PANNI E SOFFRO COME LORO!!! NON SIAMO CONSIDERATI DA NESSUNO E PENSARE CHE SE NON CI FOSSIMO NOI CON I NS SERVZI NON SI VA’DA NESSUNA PARTE!! PURTROPPO È SEMPRE STATO COSÌ IN PASSATO PRESENTE E FUTURO!! AUGURI AI MIEI COLLEGHI!!
Sacrosanta verità!
Tutto vero!
Devo dire che il mio ex marito,rientrando ogni sera nel 95 ,aveva uno stipendio di circa 3 milioni al mese l
Autotrasportatori: grandissimi lavoratori, pero’ come imprenditori facciamo schifo! Sempre a correre sempre sottocosto senza avere la dimensione indispensabile ed essenziale del servizio che offriamo!
Per nn dire chi trasporta in adr.
Stesso stipendio di un comune trasporto, che nn è.
Verbali che ci vuole un mutuo per pagarli, corsi su corsi. Nn si può lasciare il camion incustodito, la patente per ogni piccola cazzata pronta a essere ritirata. Ma di cosa stiamo parlando.
Sono 35 anni che faccio l’autista ,3000 euro non li prenderemo mai xchè come diceva il collega e l’unico lavoro dove non lasci mai il tuo posto di lavoro.cioe siamo degli operai che lavoriamo 24ore al giorno e c’i pagano solo 7.40. ma quali 3000euro. Prendiamo 1480.00 netti quelli che ci andiamo in pensione (se ci andiamo).
Pagateci x il giusto essendo impegnati h 24 x 6 GG a settimana condivido tutto quello che si dice in questo articolo.
Ciao, io sono un camionista che dopo 43 anni e un mese nel 2020 sono andato in pensione, quando purtroppo ero rimasto senza lavoro perchè la ditta aveva chiuso, non trovavo lavoro e mi son sentito da un imprenditore dire…a voi autisti dò un consiglio…cambiate mestiere, perchè vedi quello la sul mio camion, è un polacco e mi sta via tutto il mese per mille euro.
Il peggio è che non pagandoci lo stipendio adeguato e quindi neanche gli straordinari oggi mi trovo con una pensione uguale a quella di un operaio che ha lavorato per 8 ore al giorno e senza partenze festive e rientri di sabato, naturalmente senza dover dormire in una cuccia come i cani e lavarsi dove o come capitava. Oggi si lamentano che non trovano autisti, ben gli stà, che salgano loro alla guida o in alternativa facciano salire i sindacati oppure chi ha permessto di rovinare una categoria tanto nobile e un tempo moooolto lontano assai rispettata, GRAZIE
Perchè la ditta Veynat in francia con più di 850 mezzi non ha problemi a trovare autisti nonostante che prima di essere assunti bisogna fare una scuola di 15 giorni presso la sede stessa con relativo esame e se si è ok si viene assunti? Forse perchè lo stipendio si aggira attorno a due volte e mezzo quello che realmente danno qui in italia, almeno basandomi sullo stipendio di mio cugino che lavora li e su quello che percepivo io prima di andare in pensione