“Bisogna evitare un nuovo schiavismo, la bassa manovalanza importando autisti dall’estero, bisogna lavorare sui nostri ragazzi. C’è tanta disoccupazione, magari in quel bacino di utenza c’è gente interessata a percorrere questa strada”

28 Febbraio 2022 di redazione

La mancanza di autisti non è una novità di questo periodo, se ne parla ormai da anni. Infatti in Europa ne mancano circa 400.000 e in Italia le ultime stime parlano di circa 15.000 camionisti da assumere. E non li trovano neppure aziende disposte a offrire stipendi da 3000 euro netti al mese

Di Marina Terpolilli

La carenza di autisti non è una novità di questo periodo, se ne parla ormai da anni. Ne mancavano 180.000 nel 2017, quando l’Unrae assieme all’Albo dei Trasportatori organizzarono l’iniziativa “Professione conducente: alla guida del futuro” con oltre 300 giovani studenti, fortemente voluta da Franco Fenoglio, presidente dell’Unione delle Case estere V.I. in quegli anni. Oggi sono 400.000 gli autisti che mancano all’appello in Europa, secondo un rapporto della Transport Intelligence. In Italia ne mancano 15.000 e anche in GB e in altri Paesi extraeuropei la situazione è grave. Persone disposte a fare questo mestiere, così impegnativo e a volte carico di sacrifici, sono sempre meno. Non è attrattivo neppure per i giovani in cerca di prima occupazione, per il costo ormai proibitivo delle patenti e del CQC (Carta di qualificazione del conducente), senza contare l’impegno di tempo per ottenerle.

È FONDAMENTALE LA FORMAZIONE – L’Unrae punta ancora alla formazione degli autisti e lo stesso Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali Unrae e AD di Daf Veicoli Industriali, sta verificando la possibilità di rinnovare e rendere più attuale ed efficace il progetto. «In quel periodo ero già nell’Unrae – ci racconta Starace – e ricordo bene il progetto “Professione conducente”, che aveva dei fondamentali sicuramente positivi e un budget di un milione di euro. Il mio intento ora è quello di riprendere il discorso, in che termini e misura è da vedere. Dipende dalle risorse e se c’è la disponibilità per collocarle su un progetto di formazione per gli autisti. Bisognerà confrontarsi anche con Enrico Finocchi, il nuovo presidente dell’Albo». La questione della carenza di autisti, infatti, oltre a pesare sugli Autotrasportatori stessi, incide anche sul business dei costruttori e dei distributori. «Noi come Unrae siamo favorevoli alla formazione dei giovani, non c’è un ricambio generazionale, e l’età media degli autisti è molto alta. Questa tematica della carenza di autisti, sebbene non solo italiana, potrebbe diventare un collo di bottiglia rilevantissimo anche per la domanda di veicoli: se non ho l’autista non compro il veicolo – puntualizza Starace, e continua: – È vero che c’è carenza di autisti, ma le ragioni per cui i giovani non si avvicinano a questo lavoro sono diverse. Molti anni fa, ad esempio, quando il servizio militare era obbligatorio, tanti ragazzi prendevano la patente, poi quando congedati, se non sapevano cosa fare, andavano a guidare l’autobus, il camion. C’era una piccola fonte da cui attingere».

Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali Unrae e AD di Daf Veicoli Industriali

CONDIZIONI INACCETTABILI – «Oggi ci troviamo di fronte a situazioni in cui alcuni autotrasportatori importanti applicano condizioni inaccettabili ai propri autisti, spesso illegali – prosegue Starace. – Stare tutte quelle ore sulla strada, non tornare a casa magari per due settimane, dover pagare i danni se si è incappati in un incidente o se si prende una multa, oppure ricevere una certa paga per poi doverla in parte restituire in nero… È evidente che se un ragazzo capita nell’azienda sbagliata, si spaventa e non si avvicina più al settore. Questo è un peccato, perché poi per colpa di qualcuno ci vanno di mezzo tutti. Non bisogna naturalmente generalizzare, perché la stragrande maggioranza degli autotrasportatori sono persone specchiate, grandi lavoratori che spesso guidano il camion in prima persona, hanno guidato per anni e hanno fatto dei grandi sacrifici per arrivare a quel punto. Bisogna evitare un nuovo schiavismo, la bassa manovalanza importando autisti dall’estero, bisogna lavorare sui nostri ragazzi. C’è tanta disoccupazione, magari in quel bacino di utenza c’è gente interessata a percorrere questa strada. Salire su un mezzo oggi è come accomodarsi su una BMW serie 7, non è come 20 anni fa».

BASTA STEREOTIPI – «Bisogna uscire dallo stereotipo del camionista “con gli zoccoli e la canotta sporca di sugo”, oggi può andare tranquillamente con giacca e cravatta, senza nessun problema, con delle competenze che sono sicuramente invidiabili rispetto ad altri tipi di lavoro. Oggi come oggi questo mestiere richiede una scolarizzazione alta per gestire tutti i sistemi tecnologici a disposizione dell’autista, che deve avere una alfabetizzazione informatica, deve essere formato ad un certo livello. Con le capacità del veicolo di interagire con l’azienda, l’autista tenderà a stare sempre meno sul veicolo, probabilmente avrà del tempo per altre attività. Si parlava di guida autonoma, non sarà domattina ma da qui a 10 anni, quando arriverà, l’autista dovrà aspettare un’ora, due ore… restando a guardare il veicolo che guida da solo, e magari si potrà dedicare all’attività di back-office, creando un ufficio all’interno del veicolo. Si arriverà ad avere un impiegato che guida».

Gerardo Napoli, amministratore unico della Napolitrans di Salerno, lancia un appello per trovare una sessantina di autisti

L’OFFERTA DI NAPOLITRANS – In un’intervista al «Corriere della Sera», Gerardo Napoli, amministratore unico della Napolitrans di Salerno, lancia un appello per trovare una sessantina di autisti ai quali offrirebbe uno stipendio mensile di ben 3000 euro netti, con contratto della logistica italiano e tutto in regola: nove ore al giorno per 5 giorni. La mancanza di autisti lascia nei piazzali i camion rendendoli improduttivi e gli imprenditori si lanciano alla ricerca di queste professionalità. «La mia azienda consegna alimentari alla grande distribuzione. Siamo arrivati a 80 milioni di fatturato ma potremmo fare di più: il nostro giro d’affari è limitato dalla mancanza di personale», si lamenta Gerardo Napoli. A venire incontro alle esigenze del “patron” della Napolitrans è la Whirpool, che è pronta a pagare la patente per i propri esodati che andassero a svolgere il lavoro di camionista. «Saremmo disponibili a farci carico delle spese per la patente se alcuni dei nostri dipendenti di Napoli fossero interessati a imboccare questa strada», affermano in Whirpool. Una soluzione non idonea per tutti i 340 dipendenti in uscita, ma che per alcuni sarebbe comunque un’ottima alternativa.

DI MARTINO: AUTISTI CERCASI – Angelo Di Martino, presidente dell’omonimo Gruppo catanese con filiali in Italia e all’estero, in un’intervista al quotidiano «La Sicilia» ha dichiarato di cercare giovani siciliani diplomati con età tra 21 e 30 anni per la guida di veicoli industriali (e non solo) anche senza le patenti necessarie. A sostenere i costi per il conseguimento della CQC (la Carta di qualificazione del conducente) e della successiva formazione per l’inserimento lavorativo sarà infatti la stessa azienda. «Il settore dei trasporti si trova oggi in carenza strutturale di figure professionali, specialmente autisti, sia per gli elevati costi per ottenere la patente e il CQC, sia per la difficoltà nel reperire figure specializzate – chiarisce Di Martino. – Ecco perché ci proponiamo come facilitatori tra domanda e offerta di lavoro. Vogliamo essere direttamente noi a creare il “vivaio” dei futuri dipendenti, facendoci carico dei costi per il conseguimento di patente e CQC e garantendo ai selezionati un’occupazione al termine del ciclo di formazione». Oltre agli autisti, la società siciliana intende reclutare giovani in altre mansioni, dal magazzino all’amministrazione.

Anche la siciliana Di Martino è in cerca di autisti: giovani colleghi desiderosi di mettersi in gioco

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