Tremila chilometri in poco meno di 30 ore per arrivare fino ai pericolosi confini con l’Ucraina in guerra e da lì tornare in Italia

23 Settembre 2022 di redazione

A distanza di ormai sette mesi dallo scoppio delle ostilità, la guerra in Ucraina prosegue lasciando la sua scia di sangue e distruzione. Da est, tuttavia, ci arrivano anche storie di solidarietà, come quella che ha visto protagonisti Beppe Sciandra e Gaudenzio Babolin. Due colleghi, due camionisti, amici nella vita e soci nel lavoro, che hanno deciso di partire per l’Ucraina per portare cibo, medicinali e vestiti ai profughi e per aiutare una donna ucraina in ansia per il figlio rimasto sotto le bombe. Titolari di una piccola impresa di autotrasporto con sede a Torino, Beppe e Gau, poco dopo lo scoppio della guerra, hanno noleggiato un furgoncino per andare a prendere una famiglia di giovani ucraini, con marito, moglie incinta e altri tre bambini, che dovevano raggiungere la madre di lui che lavora a Torino.

FINALMENTE AL SICURO – Il tempo di sbrigare le pratiche per il noleggio e: «Siamo andati allo sbaraglio, senza sapere che cosa ci aspettasse», racconta Beppe. I due amici hanno camminato senza fermarsi mai: sono partiti alle 20.30 e sono arrivati alle 9.30 del mattino dopo. «Per fortuna, il figlio della nostra amica e la sua famiglia erano riusciti a raggiungere il confine e noi siamo arrivati poco dopo, con loro che ci stavano aspettando. Ma quando sembra che vada tutto bene, succedono i casini e infatti, per un incredibile problema burocratico, abbiamo scoperto che non potevamo consegnare cibo, vestiti e medicinali per il campo profughi che distava solo 4 o 5 chilometri da lì presso la città di Cop. Fortunatamente il figlio della nostra amica aveva il numero di telefono del sindaco di Cop, che è riuscito a mandarci un altro furgone dove trasbordare tutta la merce. E subito dopo siamo ripartiti, insieme alla meravigliosa famiglia che dovevamo salvare». «Ci ha fatto piacere aver portato a termine la nostra missione ed è stato bellissimo, una volta ritornati in Italia, rivedere una mamma che riabbracciava il figlio e la sua famiglia, che ora finalmente è al sicuro!».

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