I camionisti viaggiano tutti i giorni in autostrada e pagano migliaia di euro all’anno di pedaggi e proprio per questo meritano di conoscere vita, morte e miracoli delle infrastrutture che in questi giorni sono nell’occhio del ciclone.

2 Ottobre 2018 di redazione

Autostrade: le domande che tutti vorrebbero fare, ma nessuno fa 

I camionisti viaggiano tutti i giorni in autostrada e pagano migliaia di euro all’anno di pedaggi e proprio per questo meritano di conoscere vita, morte e miracoli delle infrastrutture che in questi giorni sono nell’occhio del ciclone. Ci sono polemiche roventi, ogni parte politica si accusa e si difende, ma dov’è la verità? Proviamo a fare un po’ di chiarezza, senza prendere le parti di nessuno e solo per offrire ai nostri lettori qualche informazione su cui riflettere.

1. Chi doveva controllare il ponte Morandi? 
Il 28 aprile 2016 il senatore genovese Maurizio Rossi (Scelta civica) chiese in Senato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di allora Graziano Del Rio se non ci fosse un rischio crolli per il ponte Morandi, che «era stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti». Nessuno rispose (nemmeno il ministro).  Rossi chiese anche notizie sulla Gronda il cui iter di approvazione era stato bloccato. Eppure – diceva lui – la società Autostrade i soldi se li era già presi (almeno in parte) «grazie ad aumenti tariffari concordati e subito applicati su tutto il territorio nazionale». Così Rossi chiedeva legittimamente: «Dove sono finiti quei soldi?». Mistero… Forse, però, le responsabilità sono da spartirsi equamente, un po’ ad Autostrade e un po’ allo Stato. D’altronde, la stessa società Autostrade ha ammesso che «qualcosa nel sistema dei controlli non ha funzionato».

2. In cosa è mancato lo Stato?
Al ministero delle Infrastrutture ci sono una Direzione per la vigilanza sulle concessionarie autostradali e una Direzione per le strade e le autostrade e per la vigilanza sulle infrastrutture stradali. Quest’ultima dovrebbe applicare la legge 35/2011 (di ispirazione europea), ma in realtà non la applica affatto. Anche in caso di incidenti importanti, si cercano le responsabilità dei conducenti (meglio se camionisti) piuttosto che dare un’occhiata alla sicurezza delle infrastrutture. Il problema è  che mancano i soldi per i controlli, così il ponte di Agrigento, progettato da Riccardo Morandi (quello di Genova) è stato chiuso, non dopo i controlli dell’Anas, ma dopo l’intervento dei giudici, che avevano aperto un’inchiesta su segnalazione di un gruppo di cittadini.

3. Quante sono le società concessionarie?
Nel nostro Paese la rete autostradale è gestita da 24 società. Autostrade per l’Italia Spa (Benetton) e Sias (gruppo Gavio) gestiscono circa il 70% dell’intera rete. Prima del crollo di Genova, si pensava di chiudere le concessioni più piccole (che si sono dimostrate poco affidabili) e di risistemare la rete con tre o quattro concessionari grossi e seri. Ma che cosa succederà ora, dopo che il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha deciso di rivedere tutte le concessioni?

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