5 Aprile 2021 di Alessandro Bottero

In Cile, la tribù degli indio Mapuche chiede il controllo delle terre che furono dei loro antenati, ma il governo le usa per l’industria del legname e gli allevamenti di salmone, e in mezzo a questa contesa sono finiti i camionisti

L’asfalto è incandescente sotto le ruote dei camion cileni. E no, una volta tanto non c’entrano il Covid-19 o i cambiamenti climatici, che pure sono un problema grave, anche da queste parti. Quello che surriscalda l’ambiente e agita i camioneros ha origini molto più lontane, perché la verità è che sulle strade del sud del Cile, nella regione dell’Araucania, è in corso una guerra. E i camionisti ci si sono trovati in mezzo.

UNA BRUTTA STORIA

All’inizio loro se la prendevano con i poliziotti – scuote la testa Matìas F., che non vuole far sapere il suo cognome né farsi fotografare: per non avere guai”, così ci dice. – Li potevamo capire. I carabineros hanno la mano pesante, anche con noi camionisti”. Loro sono i Mapuche, due milioni di uomini, donne e bambini sparsi tra Cile e Argentina, la più grande tribù di nativi sudamericani ancora vivente sul pianeta. “Poi hanno cominciato con i blocchi stradali – riprendeMatìas mentre arrotola l’ennesima sigaretta. – Si mettevano in mezzo alla strada con i cavalli e quando arrivava la polizia scappavano nella foresta. E tanti di noi, voglio dire noi che siamo sulla strada, automobilisti e camionisti, suonavamo il clacson per avvisarli quando arrivavano le camionette. Non li sentivamo ‘nemici’ e poi qui a nessuno piace il governo! Gli ultimi aumenti e la pandemia ci stanno mettendo tutti in ginocchio! Ma poi loro hanno cominciato con il fuoco…”. Matìas si ferma per accendere la sigaretta che con tanta cura ha preparato e resta un attimo in silenzio, come imbambolato, a guardare la fiamma del suo Zippo antivento. “Non è bello, il fuoco… – sospira. – Ci bruciano i camion e c’è già scappato il morto. Un povero cristo che dormiva in cabina e c’è restato secco. Si sono scusati, hanno detto che sono cose che capitano, in guerra. Ma noi che c’entriamo?”.

UNA LOTTA INFINITA

Il conflitto di cui stiamo parlando ha origini antichissime, addirittura il 1542, data di inizio di quella che è passata alla storia come “la guerra di Arauco”, che per 341 anni ha visto contrapporsi i conquistadores spagnoli agli indios Mapuche. Questa guerra, ufficialmente terminata nel 1883, viene considerata la più lunga nella storia dell’uomo. Ma i fatti di cronaca degli ultimi anni, così come i racconti del nostro amico camionista, fanno pensare che gli storici dovranno rifare i conti. Perché quella che sembrava “pace”, forse era solo una fragile tregua tra gli attuali governanti cileni, diretti discendenti dei conquistadores, e i Mapuche del Terzo Millennio, eredi di quegli antichi guerrieri. I motivi di risentimento sono chiari a tutti: ieri come oggi, i Mapuche chiedono una Patria. Vogliono il controllo dell’Araucania, la loro terra ancestrale. Ma dal governo nemmeno gli rispondono. Perché quei territori sono ricchi di minerali, per non parlare delle centrali idroelettriche, dell’industria forestale e dell’allevamento dei salmoni. Ci sono in ballo troppi soldi per mollare la presa! Ma che cosa hanno a che fare i camionisti con tutto questo?

(Parte 01 – Parte 02 Parte 03)

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