UN PASSO AVANTI
Con il boom economico, i fratelli Cassani cominciano a guardarsi intorno. Stanno arrivando le Vespe e la Fiat ha cominciato a produrre la 600, la mobilità cresce e crescono i bisogni dei cittadini, ci sono più merci da trasportare e più lavoro. Così Francesco migliora l’abitabilità dei suoi trattori: sedili imbottiti, schienali reclinabili e maggior comfort. Ma decide anche di fare un passo avanti e di produrre mezzi d’opera che tengano il passo tecnologico dei suoi trattori. È una scommessa difficile da vincere, ma molto stimolante e, nel 1961, nasce il primo Samecar Industriale, che rivoluzionò il settore.
IL SAMECAR INDUSTRIALE
Osserviamo il Samecar Industriale del 1961: ha due posti in cabina, è lungo 4 m e 30 e largo 2, ha due assi, guida a sinistra e, secondo il certificato di omologazione, ha una tara di 29 quintali e una portata di 25. Il motore è un diesel a 2 cilindri, da 2490 cc, raffreddato ad aria, con iniezione diretta, con cambio a 3 marce più retro. La forza di questo modello è nella sua versatilità un po’ quella dell’Unimog Mercedes. A seconda dell’allestimento il primo Samecar è in grado di affrontare terreni impervi, può svolgere lavori di manutenzione stradale e andare nelle vigne per aiutare i contadini a pulire o a potare, può fare piccoli trasporti (per esempio legname), può essere utilizzato come spazzaneve o nel lavoro degli scali ferroviari e può essere anche dotato di una gru.
ARRIVA IL TORO
Insomma, il primo Samecar è un mezzo prezioso che viene presentato nel 1961, nei campi della Scuola Sperimentale di Agricoltura delle Capannelle a Roma. Quel luogo Francesco Cassani lo conosce bene, 34 anni prima ha presentato proprio lì ai gerarchi fascisti la sua trattrice Cassani.
E, grazie all’idea della cabina chiusa, anche questa volta sarà un successo. L’anno dopo arriva il Samecar Toro. È un’evoluzione del modello precedente, ma ha un cambio a 6 marce avanti e 2 retromarce, 45 cv, trazione integrale, 30 quintali di portata e raggiunge i 50 km/h.