Motivazioni shock quelle del Tribunale del Riesame sul crollo del Ponte Morandi. Secondo i giudici "Spea escluse i controlli"

4 Dicembre 2019 di redazione

Motivazioni shock quelle del Tribunale del Riesame sul crollo del Ponte Morandi. Secondo i giudici “Spea escluse i controlli”, “i reati sono gravi, commessi con ripetizione nel tempo, anche dopo il crollo del viadotto Polcevera”. “Aspi voleva evitare costose manutenzioni”. Secondo il Riesame, che ha accolto la richiesta della procura di interdire dieci tra tecnici e ex dirigenti di Spea, ditta incaricata della manutenzione delle infrastrutture da Autostrade per l’Italia,  i controlli sono stati “esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche che impedivano l’accesso ai cassoni dell’impalcato”. Questo è quanto si legge nelle motivazioni del Riesame. 
E ancora “Le condotte contestate, di totale consapevole adesione agli scopi del gruppo, si inseriscono nella emersa tendenza a permeare la gestione dell’attività di sorveglianza e di manutenzione da parte di Aspi tramite la controllata Spea con condotte illecite dettate da motivi di stretta convenienza commerciale”.

Crollo Ponte Morandi “Aspi voleva evitare costose manutenzioni” 

Le condotte, che miravano all’evitare costose manutenzioni, vanno “dalla deviata qualificazione della natura degli interventi, alla disinvolta attribuzione dei voti circa i difetti delle opere ammalorate, fino alla radicale omissione di ispezioni significative finendo sostanzialmente per occultare situazioni potenzialmente e concretamente pericolose per la viabilità e la sicurezza pubblica”. I reati sono gravi, commessi con ripetizione nel tempo, anche dopo il crollo del viadotto Polcevera, a dimostrazione dell’allarmante indifferenza al rispetto della normativa a vantaggio di logiche e indirizzi della struttura societaria di appartenenza di cui tutti i coindagati continuano a fare parte sia pure con mansioni diverse”.Continuano i giudici. 

Aspi e Spea legate al gruppo Atlantia

Secondo i giudici del Riesame, “Aspi e Spea, legate al gruppo Atlantia e pertanto ai medesimi interessi della società controllante, paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione per trasmettere l’immagine di efficienza della rete evitando sia impegnativi interventi di manutenzione sia drastiche decisioni dell’organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali”.
Conclude il collegio, presieduto dal Dott. Massimo Cusatti: “Sembra palese al collegio che si è trattato non di mera sciatteria o generica inadeguatezza, bensì del frutto della precisa volontà per tacitare le esigenze di formale controllo senza dare conto della realtà di una sostanziale diuturna omissione almeno dal 2013 dei doverosi controlli interni per la ricordata inaccessibilità delle strutture cave, o viene da dire, per l’eccessiva onerosità del ricorso ai presidi tecnici di un’ appaltatrice esterna con cui superarli”

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