Enrico ha mantenuto la tappezzeria originale nera con gli inserti rossi, che è bellissima e realizzata con materiali di qualità. Invece, sul cruscotto, si è scatenato con una cubicatura che ricorda un po’ il marmo delle tombe. Terza ed ultima parte dell’incontro con il Volvo S650 di Enrico Aloisi
IL MARMO SUL CRUSCOTTO
Per gli interni, invece, Enrico ha preso una decisione drastica: la tappezzeria nera originale è bellissima e quindi l’ha tenuta. Invece, sul cruscotto, si è scatenato con una cubicatura che ricorda un po’ il marmo delle tombe. C’erano molti problemi, per questo tipo di intervento, perché solo pochi carrozzieri sono disponibili a staccare i pezzi del cruscotto e a lavorarci sopra. Il motivo è semplice: per i pezzi del cruscotto di un mezzo pesante, ci vuole una vasca grande che non tutti hanno. Anche in questo caso, però, Enrico ha ottenuto quello che voleva: i pezzi da cubicare sono stati staccati, lavorati e rimontati con estrema precisione e oggi l’effetto che si riceve alla prima occhiata è davvero formidabile.
60.000 VISUALIZZAZIONI
E ora, sulla strada, questo straordinario S650 colpisce la fantasia di tutti quelli che lo incontrano. «Mi fanno foto e filmati – dice Enrico – e qualche tempo fa, ho visto che giravano anche un piccolo video con il telefonino. Io quasi non me ne sono accorto, ma poco dopo ho ritrovato quel filmato su una pagina Facebook e sono rimasto senza parole: in poche ore aveva ottenuto 900 condivisioni e oltre 60.000 visualizzazioni, un vero record». E questo ci basta per capire che – anche se è un camion decorato con un cimitero – l’interesse c’è, eccome! Enrico ha creato uno stile che intercetta davvero il gusto (a volte un po’ macabro) di chi ama l’horror e l’arte tetra e lugubre. In più, però, c’è un dettaglio che ci siamo tenuti per la fine…
UN SOLO HOBBY
Anche se questo è un camion unico e difficile, è stato comunque pensato con una decorazione molto semplice. Niente acciaio portatarga, né barre sotto le minigonne. Niente inserti sugli sportelli o sul muso: tutto è stato concepito con la massima esattezza, in modo da mettere su strada un mezzo che si basa su un’espressione potente (dovuta alle aerografie), senza altre aggiunte, senza esagerazioni, senza cercare di farsi vedere a tutti i costi. Nel corso dell’intervista, però, abbiamo chiesto a Enrico di raccontarci anche quali erano i suoi hobby e lui ci ha risposto secco: «Il mio camion! Una volta facevo immersioni sott’acqua oppure andavo a sciare, ma adesso mi sono concentrato sulla nostra azienda e su questo camion». Ed effettivamente ha ragione, per realizzare questo piccolo capolavoro sono stati necessari impegno e fantasia, quelli di un trasportatore sempre al top.