Pandemia e crisi internazionali permettendo, la speranza è quella di riprendere a viaggiare sempre più veloci con treni missile e razzi di terra, ma c’é anche il progetto di un’autostrada di 20 mila km per collegare via terra Europa e America, passando attraverso la Siberia. Con qualche “piccolo” problema da risolvere…

3 Marzo 2022 di redazione

Pandemia e crisi internazionali permettendo, la speranza è quella di riprendere a viaggiare sempre più veloci con treni missile e razzi di terra, ma c’é anche il progetto di un’autostrada di 20 mila km per collegare via terra Europa e America, passando attraverso la Siberia. Con qualche “piccolo” problema da risolvere…

Lo sappiamo, la nostra è l’epoca della velocità. Si cerca di impiegare sempre meno tempo per spostarsi da un luogo all’altro del pianeta e la velocità fa guadagnare soldi, tanti soldi. Certo, con il distanziamento sociale imposto dalla pandemia e il lavoro da casa via computer (e, vista l’attuale situazione in Ucraina, crisi internazionali permettendo) la voglia di spostarsi da una città all’altra, da un Paese all’altro, è un po’ diminuita. Ma ci sarà sempre bisogno di viaggiare e di farlo in fretta, per incontrare clienti o per scambiarsi un bacio tra fidanzati. E ci sarà, soprattutto, bisogno di spostare merci. Perché un piatto di pasta non te lo puoi mangiare in smartworking, se non ti arriva fisicamente a casa resti a pancia vuota! Così, nonostante la pandemia, di progetti per collegamenti e trasporti ultraveloci ce ne sono diversi. Vediamo i più affascinanti…

TRENI VOLANTI – Cominciamo con i treni, sempre più veloci, talmente veloci da potere essere considerati dei veri e propri missili di terra. Il più veloce, per il momento, è il Maglev, a levitazione magnetica. Per capire come funziona questo sistema dovete immaginarvi due magneti, due calamite, che si respingono. Una calamita è il treno, l’altra il suo percorso. Grazie alla levitazione, treno e rotaie in pratica non si toccano, si elimina l’attrito e questo permette di raggiungere una velocità pazzesca, senza nessuna vibrazione. Sviluppato dalla China Railway Rolling Stock Corporation, il Maglev può spingersi fino a una velocità massima di 600 km/h (i treni superveloci in Cina, viaggiano intorno ai 350 km/h). Al momento l’unica linea Maglev esistente collega l’aeroporto Pudong di Shanghai con la stazione di Longyang Road, un viaggetto di 30 chilometri che dura sette minuti, con una velocità di punta di 430 km/h. Ma questo è niente: la China Aerospace Science and Industry Corporation (CASIC), ha annunciato di aver messo in cantiere quello che hanno definito un “treno volante”, in grado di superare i mille chilometri l’ora e di raggiungere una velocità massima di 4 mila km/h. In occidente gli esperti del settore si sono sbellicati dalle risate, perché secondo loro è impossibile. Eppure il progetto c’è…

Maglev, il treno a levitazione magnetica sviluppato dalla China Railway Rolling Stock Corporation

MILLE KM ALL’ORA! – L’idea è quella di unire la levitazione magnetica, che elimina l’attrito, a un tunnel sottovuoto, per eliminare la resistenza dell’aria. Le due cose insieme, farebbero moltiplicare la velocità. Tutto affascinante, ma perché questo sogno diventi un oggetto concreto, bisogna prima costruire le apposite infrastrutture, ossia chilometri e chilometri di rotaie magnetiche dentro tubi ad altissima tecnologia. Poi ci sarebbero da superare un paio di problemucci: primo, questi treni non sono adatti al trasporto merci, devono viaggiare leggeri. Secondo: ma cosa succede a un qualsiasi viaggiatore di mezza età e con la pancetta che si siede a bordo e viene sparato a una velocità di mille km/h, con accelerazioni fino a 4000 km/h? Mica siamo astronauti! I cinesi rassicurano: ci sarà un minimo disagio solo in partenza e in frenata, come sugli aerei. Ci fidiamo? Noi, qualche preoccupazione ce l’abbiamo lo stesso.

UN MISSILE AL POSTO DELL’AEREO – Torniamo in occidente. Qui da noi, il più visionario è il solito Elon Musk, l’ideatore di Tesla e di SpaceX, che vuole colonizzare Marte. Musk ha presentato già nel 2017, in Australia, il progetto BFR (Big Falcon Rocket, che gli addetti ai lavori chiama no amichevolmente Big Fucking Rocket, “grosso razzo caxxuto”). Con un BFR si viene sparati fuori dall’atmosfera terrestre e una volta lì, senza l’intoppo dell’aria che rallenta il viaggio, si può andare da New York a Parigi in 29 minuti, da Los Angeles a Shanghai in 36 e dall’Australia alla Svizzera in 50! Senza vuoti d’aria né turbolenze. Secondo Musk, l’unico problema è che: «Il volo sarà così breve che non ci sarà il tempo per guardare un film!». Anche qui, però, solo persone e niente merci. E lo stesso – almeno per il momento – è per il suo treno superveloce, l’Hyperloop.

Hyperloop, il treno superveloce che Elon Musk ha in cantiere in collaborazione con Virgin

ARRIVA L’HYPERLOOP – A differenza dei progetti descritti finora, quello dell’Hyperloop, progetto nato dalla Virgin del miliardario Richard Branson e approdato anche lui alla corte di Musk, è già entrato nelle fase di sperimentazione nel mondo reale. L’idea è che chi vive a Londra possa andare a fare shopping a Berlino per poi tornare a dormire a casa sua (se non lo fermano alla frontiera per i controlli post Brexit!). L’Hyperloop, così come nell’idea del treno missile cinese, viaggia in un tubo depressurizzato a una velocità di crociera stimata intorno ai 970 km/h, con punte di 1200 km/h (che vorrebbe dire dal centro di Roma a quello di Parigi in meno di un’ora e mezza). La sua sperimentazione è in corso in diverse parti del mondo, in Russia, negli Stati Uniti, in Francia e negli Emirati Arabi. Anche per l’Hyperloop, però, ci sono dei problemi da risolvere, primo tra tutti la sicurezza. Perché un incidente a 900 km/h sarebbe devastante. In ogni caso i lavori vanno avanti, il primo viaggio con persone a bordo c’è già stato (in Nevada, per 15 secondi) e si pensa che si potranno avere le prime tratte operative entro il 2029. Cioè dopodomani! Certo, tutto questo a chi guida camion poco importa. Ma non temete, ci sono progetti che riguardano anche noi.

DA LONDRA A NEW YORK – Anni fa, Vladimir Yakunin, presidente delle ferrovie russe, ha proposto un progetto per viaggiare da Londra verso New York, in direzione est. Cioè passando attraverso la Russia. L’idea non è una follia… ovviamente a patto che l’attuale situazione internazionale si normalizzi. Si tratta di attaccare tra loro strade che già esistono, cioè le rete stradale russa con quella del resto d’Europa, fino a formare un percorso complessivo di 20.777 chilometri, attraverso tutta la Russia, compresa la capitale Mosca. La tratta russa dovrebbe essere di circa 10 mila chilometri, attraverso la Siberia, fino allo stretto di Bering, 88 km di mare che dividono la Russia dall’Alaska (che è territorio USA). Qui tocca costruire un ponte, oppure un tunnel sottomarino. Insomma qualcosa che permetta di passare da una sponda all’altra. Poi, una volta approdati dall’altro lato, si arriva in Alaska, nella regione di Nome, che non è collegata a nulla, nemmeno al resto della rete stradale dell’Alaska. Quindi dopo il ponte (o il tunnel) che collega Russia e Alaska, bisognerà collegare Nome al resto del mondo. Fatto questo, il resto del percorso sarebbe (quasi) una passeggiata.

I progetti ambiziosi (forse troppo?) per l’attraversamento dello stretto di Bering

STRADE DA SISTEMARE – Parlavamo di strade… è vero, ci sono quasi tutte. Ma quelle russe non sono proprio al massimo della forma. Non è un caso se la via che porta da Mosca a Yakoutsk, in Siberia, essenziale per potere poi arrivare al mare e all’Alaska, è stata battezzata “l’autostrada per l’inferno”, un soprannome che si è guadagnata per la sua pericolosità. Quella per Yakoutsk è infatti una direttrice che dà il peggio di sé in ogni stagione: in primavera e autunno, quando piove, diventa un mare di fango capace di far impantanare qualsiasi mezzo; in inverno si trasforma in una lastra di ghiaccio senza fine (per non parlare che Yakoutsk, la ridente cittadina di arrivo, è il centro abitato più freddo del pianeta, con temperature che a gennaio scendono fino a 60 gradi sotto zero). E come se non bastasse, è diventato problematico attraversarla perfino d’estate, a causa del riscaldamento globale che ha innescato negli ultimi anni dei catastrofici incendi anche in Siberia. Ma non è ancora tutto…

I BRIGANTI DEL PERMAFROST – L’ultimo tratto siberiano della strada federale Mosca-Yakoutsk sorge sul permafrost, un particolare agglomerato di terra e ghiaccio. Qui le condizioni di vita sono talmente estreme da costringere gli abitanti ad abitare in case-palafitta, costruite su lunghi pilastri per non affondare. Il gelo di questa zona della Siberia crea un paradosso: per chi viaggia su ruote, camion e automobili, l’estate e non l’inverno è la stagione peggiore. Il ghiaccio, infatti, è così secco d’inverno da permettere, con i giusti pneumatici, una velocità di marcia di 70 chilometri all’ora. Invece, d’estate, quando il ghiaccio si scioglie, il fango può tenere prigioniera un’auto per giorni. I camionisti, da queste parti, viaggiano con vettovaglie extra, carrucole e armi cariche. La vita da queste parti è davvero dura, così quando si resta bloccati capita che ci sia qualcuno che tenta di approfittarne e di scassinare i camion che sono fermi o di aggredire i conducenti. E visto che stiamo parlando di problemi, ecco infine arrivati allo stretto di Bering, dove, come dice il proverbio, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Per la precisione 88 km di mare. Sono pochi? Tanti? Troppi? Quali sono le soluzioni proposte per passare dall’altra parte e sbarcare finalmente in America?

Le strade siberiane possono essere molto, molto insidiose…

PONTE O TUNNEL? – Il punto è che qui il mare è quasi sempre in tempesta e soffiano venti fortissimi. Un ponte sospeso sarebbe impensabile e servirebbe a poco anche appoggiarsi alle isole Diomede, in pratica due scogli, uno in territorio russo e uno negli Stati Uniti, con in mezzo il meridiano del cambio di data, per cui quando su un’isola è domenica sull’altra è lunedì. L’alternativa sarebbe un tunnel, oppure un misto tra i due, come il passaggio di Øresund, tra Svezia e Danimarca (nella foto in apertura dell’articolo). Ma in ogni caso i progetti ci sono e qualcuno che sta immaginando come procedere c’è già. Così, mai dire mai. Un giorno la potremmo davvero avere questa strada infinita. Che sia anche utile è ancora tutto da capire, visto che nessuno ha calcolato l’effettiva convenienza di un trasporto su gomma (o su treno) di questa portata. Di una cosa però possiamo essere certi: se questa strada si farà, i camionisti ci saranno. Perché noi non ci tiriamo mai indietro e le sfide ci piacciono da impazzire, meglio ancora se su di una strada con panorami infiniti e in luoghi mai esplorati prima.

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