IRU e ITF, le due principali organizzazioni mondiali del settore hanno individuato tre punti base per risolvere la questione. Ecco che cosa bisogna fare.
La questione della carenza di autisti nell’autotrasporto (non solo quello italiano) sta particolarmente a cuore alle principali associazioni internazionali del settore. IRU, l’International Road Transport Union, che rappresenta oltre 3,5 milioni di operatori nel mondo, ha già pubblicato diversi studi e report in materia, facendosi più volte portavoce del problema. ITF, l’International Transport Workers’ Federation, rappresentativa di oltre 18,5 milioni di lavoratori del settore nel mondo, è direttamente coinvolta, come forse nessun’altra.
I tre punti
Le due organizzazioni pubblicano un piano rivolto in particolare alle Nazioni Unite, ai governi e al mondo dell’industria. Questi sono i 3 punti principali del documento preparato da IRU e ITF:
1) All’ONU e alle organizzazioni internazionali si chiede di sviluppare un quadro globale con linee guida chiare per proteggere i conducenti non residenti, migliorare le condizioni degli autisti e aumentare la coesione sociale. Si tratta di armonizzare gli standard di qualificazione e il riconoscimento transfrontaliero.
2) Ai governi nazionali si chiede di modificare e applicare le procedure di immigrazione per motivi di lavoro in modo da proteggere i conducenti non residenti, ridurre la burocrazia per consentire un’immigrazione legale più agevole per i conducenti attuali e potenziali, promuovere il riconoscimento delle qualifiche di Paesi terzi attraverso accordi bilaterali, investire e aumentare l’applicazione delle leggi e dei regolamenti in materia di trasporto su strada, sovvenzionare i programmi di formazione e di integrazione nazionali.
3) Infine, agli operatori dell’autotrasporto si chiede di sviluppare programmi di integrazione per gli autisti non residenti, affinché ricevano le stesse condizioni della forza lavoro nazionale, e di sostenere i processi di formazione, gestione delle competenze e certificazione.
Sia IRU che ITF la vedono così
«La carenza di autisti sta rapidamente sfuggendo al controllo – ha commentato il Segretario Generale dell’IRU, Umberto De Pretto – e bilanciare la domanda e l’offerta di lavoro globale attraverso semplici misure per facilitare l’immigrazione legale e fermare lo sfruttamento dei conducenti non residenti è un modo per risolvere il problema, sostenere il lavoro dignitoso e mantenere i servizi vitali di trasporto su strada».
In sostanza, IRU e ITF non sembrano credere nella possibilità di conquistare autisti nazionali all’autotrasporto europeo, ma sembrano piuttosto voler favorire l’immigrazione di manodopera straniera. Ma è giusto fare così?
Stephen Cotton, Segretario Generale ITF, ha aggiunto: «I governi, i datori di lavoro del settore dei trasporti e le multinazionali clienti del settore devono collaborare con i sindacati per creare opportunità per un lavoro dignitoso e per porre fine alla carenza di autisti. Il trasporto su strada sarà in grado di attrarre e trattenere i conducenti solo se sarà costruito sulla base della cooperazione tra tutte le parti interessate, in modo da garantire agli autisti buone condizioni di lavoro e autentiche tutele sociali».
In questa dichiarazione si parla un po’ meno di immigrazione, ma non si indicano le vere leve con le quali favorire il ripristino dell’appetibilità della professione di autotrasportatore.
La diagnosi
Se, sul piano internazionale, questi interventi potranno raccogliere numerose adesioni, i problemi restano, almeno fino a quando i diversi governi non prenderanno atto che non si tratta solo di capire perché non ci sono più autisti, ma che cosa si può fare per rendere di nuovo attrattiva questa professione. Se vogliamo renderci conto del perché nessuno vuol più mettersi al volante di un camion, basta fare qualche domanda in giro. I motivi li conoscono tutti:
- I compensi sono più bassi di quanto si creda.
- L’immagine della professione è carente.
- Gli orari di impegno sono lunghissimi.
- La carenza dei servizi nelle aree di sosta rende spiacevole fermarsi.
- Le condizioni di lavoro stressanti creano problemi di salute o in famiglia.
Ma, se passiamo all’aspetto propositivo, che cosa bisogna fare?
Che cosa fare
La risposta è semplice: ci vogliono più soldi, più considerazione per il lavoro degli autisti e tempi di recupero più ampi. È un argomento che rende meno produttivi gli autisti, che lavorano meno e costano di più, ma è anche vero che si tratta dell’unica possibilità per incoraggiare i giovani a intraprendere un mestiere difficile, faticoso e che, al momento, offre solo disagi e solitudine.
Ho 65 anni e mi piacerebbe iniziare una attività di camionista di linea con autoarticolato o autotreno. Però potrei svolgere tale attività solo per 3 anni poichè dopo i 68 anni la patente CE, necessaria per autoarticolati ed autotreni, viene declassata a patente C. Propongo, quindi, di eliminare tale penalizzazione migliorando e rendendo più severe le visite mediche in commissione legale per il rinnovo annuale della patente dopo i 68 anni in modo da riconfermare la patente CE a chi, risultando in ottima salute, può effettivamente poter continuare a condurre complessi veicolari di 44 tonnellate anche oltre i 68 anni
Io parlo per me, ci mancherebbe altro..
Iniziai come autista nel 1990.
Nel 2007 ebbi la brillante idea di comprare una cessata attività e mettermi in proprio dopo ovviamente corso ed esame di capacità professionale, finanziaria, onorabilità ecc..
Oggi i consorzi affittano i camion a pinco pallino e bypassato il problema.
Gli lasciano la percentuale e basta.
Bene da li non ho più avuto vita dignitosa.
Le ferie? Certo che Inps, inail, tasse, commercialista, bolli, assicurazione, capacità finanziaria, revisioni, rinnovo cqc, leasing, quota albo (per quello che fanno)non vanno in ferie ..
Multe doppie perché se superi il limite di velocità anche per 0,06 km ti arriva doppia, una per la motrice e una per il rimorchio.. Aggiungo altro o basta così?
Sempre presi col cappio al collo.
I rappresentanti di categoria collusi tanto a loro basta portare a casa la mazzetta per non creare fermo totale.
Dulcis in fundo con la mia cessata attività.
Era il mio TFR che acquistai. Posso pulirmi il culo visto che hanno liberalizzato le licenze e che il nostro ministro dei trasporti era nella mangiatoia del governo precedente e non ha mosso un dito..
A me stanno a cuore gli autotrasportatori, i pescatori, i taxisti.. 🤡….
Non abbiamo noi padroncini lavoro usurante o prepensionamento a differenza degli autisti.
Certo che noi ci grattiamo gli attributi tutto il giorno secondo chi ha fatto questa norma giusto?
Il nostro ministro 🤡muto come sempre..
Immagino non lo sappia… Pensa che gli frega ..
Il nostro fatturato lordo dopo un mese da vita d’inferno sotto 40° ad aspettare il carico, le fatture, la dogana ecc.. lo scorbuto di certi escrementi addetti al carico non supera il netto dei nostri politici che sentenziano alle mie spalle.
Ed io dovrei ancora andare a votare ste 💩💩💩 parassite?
O i rappresentanti di categoria che rappresentano solo il loro pizzo per la loro miserabile esistenza?
Mancano autisti o autotrasportatori?
Ritenetevi fortunati che siamo ancora in troppi a resistere.
Vi va ancora bene.🖕🏻