L’attuale situazione internazionale sta avendo conseguenze devastanti anche sul settori dei trasporti, letteralmente piegato da un caro carburanti che non ha precedenti negli anni recenti. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato ad un’autentica impennata del prezzo del petrolio, già in vertiginosa crescita negli ultimi mesi: all’aumento del costo della materia si vanno a sommare, come noto, le odiate accise, tributi fissi che da soli “valgono” per circa un terzo, oltre all’IVA che pesa per un’ulteriore 22 per cento sulla cifra finale. E si pensi che il guadagno lordo del distributore non supera il 2-3 per cento del totale…
2022 VS 2021 – Non stupisce dunque che di fronte a questo aumento spropositato del prezzo dei carburanti il settore dell’autotrasporto sia a dir poco in subbuglio, a maggior ragione in un paese come il nostro dove oltre l’80 per cento dei beni viaggia su gomma: lo stop si staglia all’orizzonte come una delle sole alternative possibili, ma ciò, si capisce, porterebbe ad un’ulteriore crescita del prezzo dei prodotti sugli scaffali. Abbiamo provato, calcolatrice alla mano, a fare un confronto tra il “prima” ed il “dopo”, verificando il costo di un pieno su un camion come lo Scania S 650 V8: considerando il prezzo “alla pompa”, nel marzo 2021 con il gasolio a 1,43 euro/litro per riempire i suoi serbatoi da 1.250 litri servivano 1.793 euro; oggi, con un prezzo al litro schizzato a 2,35 euro al litro, ne servono poco meno di 3.000, per la precisione 2.937 euro. Vale a dire un agghiacciante sovrapprezzo del 63 per cento…