L’idea di fondo è: chi inquina paga. Purtroppo, però, spesso chi inquina non ha i soldi per comprare mezzi più puliti. E lo dimostra una ricerca dell’AIRP

16 Dicembre 2019 di redazione

Al momento di stampare il nostro giornale non sappiamo com’è andata a finire, ma il fatto che si discuta del taglio dei rimborsi sulle accise è già un brutto segnale. Perché dietro l’idea di questo provvedimento, c’è una mentalità “punitiva”. E quindi non conta più tanto se i rimborsi saranno tagliati o no, conta il fatto che ci troviamo di fronte a un approccio fiscale miope. Intendiamoci, il principio ispiratore della proposta è quello di salvaguardare l’ambiente e quindi è giusto. Ma l’intenzione di incentivare l’utilizzo di mezzi efficienti (cioè poco inquinanti) nelle attività dell’autotrasporto attraverso la riduzione delle agevolazioni può fare solo danni.

Tanti mezzi vecchi 

L’idea di fondo è: chi inquina paga. Purtroppo, però, spesso chi inquina non ha i soldi per comprare mezzi più puliti. E lo dimostra una ricerca dell’AIRP (su dati ACI) pubblicata il mese scorso. Sui 4,8 milioni di autocarri circolanti, quelli Euro 0, 1, 2 e 3 sono circa 2,7 milioni, cioè il 56,6%. Gli autocarri Euro 4, 5 e 6 sono invece 2,1 milioni, e cioè il 43,4% del totale. Prendiamo il caso limite della Calabria, dove i mezzi ante Euro 4 sono addirittura il 76,6%. Che cosa vogliono dire questi dati? Che i calabresi sono tutti tirchi e non hanno voglia di buttare soldi per avere camion nuovi? Certo che no. Piuttosto fanno pensare che in Calabria (come in gran parte del nostro Paese) il settore vive un momento difficile e che le singole aziende non possono comprare mezzi nuovi. E allora qual è la soluzione del legislatore? Chiedere soldi su quelli vecchi! Mica male, no?

Cambiare atteggiamento 

In realtà, invece di ridurre i rimborsi delle accise e quindi di far pagare i poveri perché sono poveri, ci vorrebbe un atteggiamento più solidale, che incoraggi i comportamenti virtuosi. Per esempio, si potrebbero aiutare con agevolazioni coloro che vogliono investire nell’acquisto di mezzi nuovi e quindi meno inquinanti. La politica per l’ambiente, insomma, si deve fare, sì, ma non a spese di una categoria (che tra l’altro non è quella che inquina di più).

 

Buona strada Colleghi! Seguite le nostre avventure sulla nostra rivista acquistabile anche online cliccando qui https://sprea.it/abbonamenti/45

Lascia un commento

qui