UN RAGGIO DI SPERANZA: cooperare per difendere la categoria e ritrovare l’equilibrio
Ci possiamo credere?
Ci possiamo credere davvero? Chissà… Le intenzioni sembrano buone e forse, in Europa, qualcuno sta cominciando a capire che il mondo dell’autotrasporto (tutto il mondo dell’autotrasporto) ha bisogno di essere riequilibrato e infatti, qualche settimana fa, anche l’Italia ha aderito alla Road Alliance, cioè all’alleanza tra nove Paesi europei che vogliono difendere la categoria. Insieme a noi ci sono Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Svezia. Ma con quali intenzioni? Che cosa vogliono fare questi nove Paesi?
REGOLE UGUALI PER TUTTI
Prima di tutto, almeno nelle buone intenzioni fino a qui espresse, vogliono cooperare per uniformare i controlli sui trasporti, così chi si comporta male, in qualunque Paese sia, paga nello stesso modo. L’idea, poi, è quella di promuovere iniziative per la sicurezza stradale e di adottare politiche comuni che tutelino sia le aziende che i diritti degli autisti. Attenzione perché, detta così, sembra una scelta che in quattro e quattr’otto si può realizzare. Invece c’è un grande lavoro da fare: bisogna mettere insieme norme, regolamenti, leggi di Paesi che finora hanno camminato per conto loro.
DUMPING SOCIALE
Poi, bisogna studiare una forma di controllo condivisa ed efficace che fermi le frodi degli autotrasportatori “sleali”. E infine è indispensabile battersi contro il dumping sociale. Si sa che le aziende si sistemano dove fa più comodo dal punto di vista fiscale e della normativa e solo così riescono a praticare prezzi sempre più bassi. Per arginare il fenomeno, la Road Alliance si propone di bloccare qualunque ulteriore liberalizzazione del cabotaggio stradale.
SIAMO UTILI
A questo punto, però, viene spontanea una domanda: come mai siamo arrivati di colpo a questo punto di svolta? Semplice, perché la situazione (e nessuno se n’era accorto prima) è davvero tragica. Nei Paesi che hanno forti movimentazioni di merci, nessuno vuol più guidare un camion e nessuno vuol più rischiare i suoi capitali aprendo un’azienda di trasporti. Questo significa un impoverimento dell’intero comparto produttivo. E così, ora, dopo che tanti trasportatori sono finiti nei guai, nascono mille iniziative per far crescere il rispetto e la comprensione per i camionisti. Insomma, dopo anni di indifferenza, qualcuno si sta accorgendo che siamo utili. Meglio tardi che mai…
Buona strada…