In Germania mancano 45.000 camionisti, In Italia 15.000, ma non va meglio nemmeno in Francia e in Inghilterra e, nel 2026, negli Stati Uniti mancheranno il 35% degli autisti. Che cosa sta succedendo? E perché?

30 Novembre 2018 di redazione

In Germania mancano 45.000 camionisti, In Italia 15.000, ma non va meglio nemmeno in Francia e in Inghilterra e, nel 2026, negli Stati Uniti mancheranno il 35% degli autisti. Che cosa sta succedendo? E perché?

Qualche tempo fa, Doriano Bendotti, segretario provinciale della Federazione Autotrasporti di Bergamo ha dichiarato: «Se presso le nostre aziende si dovessero presentare 500 camionisti in cerca di lavoro, verrebbero assunti tutti e subito». Sempre da Bergamo, Matteo Magoni, il direttore generale di Nicoli SpA, grande azienda di trasporti, conferma: «Abbiamo i mezzi fermi, ci servirebbero almeno 40 o 50 conducenti e non li troviamo ». Gli fa eco Pasquale Russo, segretario nazionale di Conftrasporto che ha dichiarato: «Le imprese sono alla ricerca di circa 15.000 autisti e si sta creando un gravissimo danno al settore». Sono cifre importanti, ma – se vogliamo consolarci un po’ si tratta di un problema internazionale.

Germani, Francia e Inghilterra

In Germania, il problema ha assunto dimensioni preoccupanti. Su dati 2018, mancano 45.000 autisti. Ogni anno vanno in pensione 30.000 anziani e vengo no sostituiti da 16.000 giovani. E gli altri 14.000? Per ora si arruolano autisti dell’Est, a patto che parlino almeno un po’ di tedesco, ma anche in Francia ci sono problemi: secondo Florence Berthelot, delegata nazionale dell’associazione degli autotrasportatori francesi FNTR, non si trovano autisti preparati, ma mancano anche giovani autisti che vogliano cominciare a fare esperienza. Ma le cifre record di questo abbandono riguardano la Gran Bretagna. Secondo un recente studio per la Banca Mondiale, realizzato dalla Kühne Logistics University, la carenza di autisti ha colpito soprattutto le aziende britanniche. 

I Tedeschi si svegliano tardi

Ma quali sono le cause di questo fenomeno che sta interessando tutto l’Occidente? La risposta è semplice e chi fa questa professione la conosce benissimo. I camionisti fanno una vita dura, mangiano male, dormono in cabina, rischiano la pelle, non sono riconosciuti e hanno perfino una cattiva fama. Insomma, se una volta, quando si partiva in piena notte, si aveva la sensazione di vivere in libertà, adesso il fascino di queste emozioni si è perso. Lo «Spiegel», celebre settimanale tedesco, racconta il caso di Huseyin Bozkut, un turco che a Berlino ha messo su un’azienda  di catering con dieci furgoni per le consegne, ma che, al momento, ha solo otto autisti. «Devo rifiutare gli ordini – ha detto – Poco tempo fa, se n’è andato anche un altro dipendente. Ho messo un annuncio, si sono presentati in cinque candidati, ma quattro mi hanno detto subito di no, perché il lavoro comincia alle sei della  mattina e i giovani tedeschi non sono disposti ad alzarsi presto!». Questo esempio riguarda autisti di furgoni, che guidano nel traffico, ma che ogni sera tornano a casa. Figuriamoci, invece, se parliamo di conducenti di lungo raggio… Il problema vero, però, è che sotto c’è una questione economica che va approfondita…

Meno autisti meno soldi

Per capire meglio come vanno le cose da noi, dobbiamo spostarci dall’altra parte dell’oceano. Come in Europa, anche negli Stati Uniti mancano gli autisti. Ma Bob Costello, economista dei trasporti e vicepresidente senior dell’ATA (American Truckers Association), fa cifre impressionanti. «Se rimarrà tutto così, nel 2026 mancheranno 175.000 camionisti. È un gran numero, ma su 1 milione e 700 mila possessori di CDL (il nostro CQC) sembra una mancanza sopportabile. Se però prendiamo questo milione e 700 mila camionisti e togliamo i conducenti di furgoni, di bus, di dumper, i pensionati ecc., alla fine gli autisti di mezzi pesanti di lungo raggio sono 500 mila. Questo significa che tra otto anni mancheranno il 35% dei conducenti». Eppure, nonostante questa mancanza, i camionisti Usa guadagnano sempre meno…

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