Lo sappiamo, i camionisti non piacciono, siamo antipatici e la gente ci teme. Ma, per una volta, facciamoci una domanda: perché ce l’hanno con noi? 

8 Agosto 2019 di redazione

Lo sappiamo, i camionisti non piacciono, siamo antipatici e la gente ci teme. Ma, per una volta, facciamoci una domanda: perché ce l’hanno con noi? Pubblichiamo qui la “spiritosa” frasetta di un ragazzo che partecipava a una chat di Yahoo Answer. «Solo io – domandava uno sconosciuto – mi diverto a fare gli scherzi ai camionisti, tipo rallentare e, appena provano a sorpassare, accelerare oppure abbagliarli all’uscita dell’autostrada?».Tutti quelli che partecipavano alla chat lo hanno riempito di insulti, però questo comportamento indica il livello di popolarità dei camionisti, che sulla strada vengono spesso considerati più o meno come nemici. Ma perché succede? Da dove nasce questa idea? Sentiamo un po’ di pareri e di episodi che ci possono aiutare a capire…

Vita da camionista: perché ce l’hanno con noi?

Toni ha 79 anni, è un camionista in pensione che ha guidato negli anni ’60 e ’70 e si ricorda bene come viaggiavano i suoi colleghi. «Se oggi ce l’hanno con noi, la colpa è anche nostra. Ci siamo fatti una brutta fama. A quell’epoca le strade erano strette e, in salita, andavamo piano… ma mai uno di noi si è messo da parte per farsi sorpassare. E invece, in discesa, andavamo giù come matti e chissene importa se qualcuno rischiava l’osso del collo. Anche quando scaricavamo, arrivavamo e pretendevamo di essere i primi, non volevamo aspettare. Adesso, invece, le cose sono cambiate e quelli dei centri logistici se la godono a vedere i camionisti che salgono sul muletto e si scaricano il camion da soli!». 
Vittorio Spinelli di Carate Brianza, detto lo “Zingaro”, è un decano delle strade. A 65 anni è ancora alla guida del suo Scania R620 V8 e ci racconta: «Oggi c’è più professionalità, più rispetto per l’uomo. Basti pensare alle ore di guida. Prima guidavamo a oltranza, finché non crollavamo per la stanchezza. Oggi gli orari di lavoro sono molto ben calibrati ed è giusto fermarsi dopo 9 ore di guida. Noi eravamo senza regole e, sinceramente, un po’ banditi: di incidenti ne succedevano molti a causa della stanchezza. Io ho sempre trasportato mobili di pregio dall’Italia in tutta Europa.  E devo dire che fuori c’è molta più educazione che in Italia e i camionisti sono più rispettati».
Fabio Mosca, di Seregno (MB), ha 28 anni ed è contitolare della Autotrasporti MARTA assieme allo zio Massimo Cazzaniga di 61 anni. Fabio è giovane, ma ha già esperienza perché guida sin da quando aveva 19 anni. «Gli automobilisti – dice – ce l’hanno con noi perché noi siamo grossi e lenti. È anche vero che, a volte, ci sentiamo i padroni della strada, però, per molti, noi non siamo gente che lavora, ma solo un ostacolo».

Perché i camionisti sono odiati

Vegezio Cantini è uno psicologo sociale che studia (tra l’altro) la violenza sulle strade. E affronta il problema da un punto di vista completamente opposto: «Che cosa piace ai camionisti? – si domanda – Qual è l’origine della loro passione? Certamente la potenza del veicolo, perché esprime un’idea di predominio, di fronte al quale gli altri si devono scansare. Ebbene, questa sensazione ce l’hanno anche gli automobilisti, solo che loro sono quelli che devono dare spazio. Questa idea spiega bene perché i camionisti sono impopolari: perché i loro mezzi comandano nella giungla delle strade

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