7 Aprile 2021 di Alessandro Bottero

Il comportamento “eroico” dei camionisti durante la prima ondata se lo sono dimenticati tutti. Ma la categoria va avanti e ancora una volta si carica il Paese sulle spalle. Solo che questa volta ci sono un po’ di differenze…

Abbiamo chiesto ad alcuni colleghi, incontrati per strada, qualche opinione sulla seconda ondata della pandemia. E le idee sono più o meno concordi: «Per noi – hanno detto in molti – non cambia niente! Viaggiavamo prima e viaggiamo anche adesso, senza fermarci mai». Però una novità c’è: «Prima eravamo delle me*de – ha detto Fabrizio Rossi – poi siamo diventati degli eroi, poi appena è passato il pericolo, siamo tornati delle me*de com’eravamo prima. E anche adesso andrà così. Tutti noi siamo me*de intermittenti: quando serviamo, va tutto bene, quando viaggiamo nella normalità nessuno si accorge di niente!». Parole dure, ma vere. E infatti, nella vita quotidiana dei camionisti, è tornata l’emergenza. Ma con più consapevolezza da parte di aziende e autisti e anche con qualche alleato in più.

IL LAVORO RALLENTA

«Siamo la categoria più monitorata del momento!», dice Andrea Araldi, padroncino che nei mesi scorsi ci aveva raccontato l’emergenza vista dalla strada. «In questi giorni – continua – dovunque vai, nelle aziende a caricare o nei ristoranti per mangiare, ti misurano la febbre. Certo, il lavoro si sta fermando, soprattutto in aziende che hanno rapporti con l’estero, con la Francia e la Germania, ma noi stiamo ancora viaggiando». A questo punto dobbiamo specificare che scriviamo questo articolo il 10 novembre e che non sappiamo che cosa potrà succedere quando saremo in edicola (La situazione se possibile è peggiorata N.d.R.) Però, è vero che le preoccupazioni di Andrea Araldi sono legittime.

GLI ALLEATI

«Però, rispetto alla prima ondata, la situazione è un po’ cambiata. È vero che i ristoranti chiudono alle 18, però è anche vero che molti ristoratori (quelli che hanno più rapporti con i camionisti) tengono aperte le cucine e ti portano da mangiare fino a dove sei parcheggiato. A volte vengono anche in macchina». Danilo Vendrame, presidente degli autotrasportatori della Marca Trevigiana, chiede più servizi per i camionisti che viaggiano la sera sulle strade statali e su quelle provinciali. «Non dimentichiamo – dice – che l’84% delle derrate alimentari viene trasportata su gomma».
E dunque, offrire più servizi agli autotrasportatori significa favorire la distribuzione di alimentari e farmaci. In altre parole, questo significa che il nuovo Dcpm, che fissa l’orario di chiusura dei ristoranti alle 18.00, deve essere arricchito di provvedimenti che estendano quell’orario per aiutare il lavoro dei camionisti. E questo, sempre secondo Vendrame, sarebbe «un segno di riconoscimento del valore, anche civile e non soltanto economico, dell’attività di quegli “oscuri eroi della strada”, che ora rischiano di essere trattati come accattoni».

Parte 2

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