Le Case costruttrici lo chiamano infotainment. È un neologismo inglese che mette insieme la parola “information” (informazione) con la parola “entertainment” (intrattenimento). Ma che significa veramente? Che sul cruscotto di un camion ci sono una radio che ci tiene un po’ compagnia, un po’ di musica se abbiamo voglia di ascoltarne, un navigatore che ci dà le indicazioni sulla strada e poco altro… In più, c’è il CB, che serve a fare quattro chiacchiere con colleghi che viaggiano anche loro sull’autostrada. È tanto? È poco? È quello che passa il convento. Però ci dà un’indicazione: siamo soli. Per ore al volante, in piena notte, possiamo lasciar liberi i pensieri di correre, possiamo riflettere sulle mille difficoltà che hanno tutti gli italiani, ma non possiamo rivolgerci a qualcuno per sentire come la pensa. Possiamo dire la nostra, ma nessuno ci ascolta.
Camionisti in solitudine
È questo il nodo della vita di un camionista, la solitudine. Per carità, ci possiamo fermare a scambiare due parole con qualcuno, possiamo fare un colpo di telefono a casa, ma come risaliamo in cabina, i pensieri ricominciano a correre… da soli, senza che nessuno possa dare una risposta alle nostre domande. Perché, allora, facciamo questa vita da eremiti? In un articolo in cui si spiegava perché una donna non deve mettersi con un camionista, la blogger Marina “Morgatta” Savarese proponeva qualche luogo comune. Diceva che autisti e padroncini sono come i marinai (una donna in ogni porto) o che preferiscono il camion alla casa. Insomma, discorsi triti e ritriti. In più, però, dava una descrizione psicologica dell’intera categoria. Diceva che siamo “viaggiatori mentali”. Nel silenzio della nostra cabina, ci partono pensieri inarrestabili, a volte sconclusionati (perché manca il contraddittorio) a volte però geniali. E che questo poter pensare in piena libertà ci aiuta a viaggiare, non solo fisicamente, ma anche con la mente. È questo il segreto dei camionisti? Forse sì… perché il vero viaggio non è quello fatto sulla strada ma è quello che facciamo dentro la nostra testa. Se c’è qualcuno che la vede così, ce lo dica… potremo approfondire. In fondo che ci vuole? Basta pensarci un po’ mentre siamo al volante.