Brutti, sporchi e cattivi: secondo l’opinione comune, i camionisti sono strani, prepotenti, pieni di odio e drogati. Ma perché tutte queste idee preconcette?

11 Marzo 2019 di redazione

Camionisti: le ragioni del pregiudizio

Brutti, sporchi e cattivi: secondo l’opinione comune, i camionisti sono strani, prepotenti, pieni di odio e drogati. Ma perché tutte queste idee preconcette?

Qualche mese fa, ad Annone Brianza, un trasporto eccezionale dell’azienda Nicoli di Albino (Bergamo) è passato su un ponte, che è crollato travolgendo due auto che passavano lì sotto. Risultato: un morto e cinque feriti. I giornali hanno subito scritto: “Cavalcavia crollato, giro di vite ai permessi facili per i Tir”. Il trasporto, però, aveva tutte le autorizzazioni e, se il ponte è crollato, la colpa è di altri, non dell’autotrasportatore. Ma anche sulla tragedia del ponte di Genova si è arrivati a dire che il crollo era dovuto a un “Supertir da 440 quintali” ( Per leggere l’articolo sul Ponte Morandi clicca qui). Che, nella realtà, era un camion normalissimo che non può aver fatto niente di male. Insomma, contro i camionisti c’è un partito preso, come se fossero colpevoli dei mali del mondo. Ma perché? E quali sono i pregiudizi più comuni?
Ma da dove nasce questa impietosa cascata di giudizi sbagliati, superficiali e cattivi? Per cercare di capire, lo abbiamo chiesto a Victor Corva Sacchetti, psicologo e studioso di comportamenti sociali.

Camionisti. Le ragioni del pregiudizio: paura e ignoranza

«I motivi del pregiudizio – ci dice – sono sempre gli stessi: la paura e l’ignoranza. E la paura è giustificata. Quando dobbiamo sorpassare un camion su una strada a due corsie, c’è sempre un momento d’ansia, perché è un bestione grosso, lungo, pericoloso. Le dimensioni e il fatto che il conducente è così in alto, ci mettono paura. Ma, a rendere il pregiudizio ancora più forte, c’è anche l’ignoranza, che impedisce una visione chiara dell’intera categoria. Si giudica sulla base di frasi fatte: i camionisti e Padre Pio, i camionisti e la cocaina, i camionisti prepotenti… sono tutte immagini che partono da informazioni sbagliate o vecchie, ma che comunque influenzano l’atteggiamento di chi ha a che fare con loro».
C’è però un sociologo, Alberto Cardese, che ha studiato come nascono i pregiudizi, che aggiunge un’idea interessante. «Primo – ci dice – c’è un problema “storico”. I camion degli anni ’60, erano molto pericolosi e i camionisti di allora viaggiavano quanto volevano, mangiavano, bevevano e poi, magari, si addormentavano al volante. Quell’immagine del camionista volgare e imprudente è rimasta nell’inconscio collettivo e, anche se oggi sono cambiati i camion e ci sono altre regole e altri uomini, l’immagine classica del camionista resta sempre quella. Ma a guardare in fondo, c’è qualcosa di più…».

Camionisti. Le ragioni del pregiudizio: giudizi superficiali 

Primo. I camionisti se ne infischiano degli automobilisti.

Secondo. I camionisti chi li capisce con le loro croci luminose e le gigantografie di Padre Pio?

Terzo. Per guidare ore e ore si imbottiscono di cocaina.

Quarto. Molto generico, ma conclusivo: i camionisti sono incivili e prepotenti.

 

 

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