Le proteste degli ultimi mesi da parte dei camionisti rappresentano una presa di posizione importante, perché una volta tanto la categoria batte il pugno sul tavolo

4 Settembre 2019 di redazione

Le proteste degli ultimi mesi da parte dei camionisti rappresentano una presa di posizione importante, perché una volta tanto la categoria batte il pugno sul tavolo e mette in evidenza tutto quello che non funziona in un settore vitale per il Paese che le forze politiche hanno dimenticato.

I camionisti, perché protestano

Ed ecco i punti più importanti che motivano la protesta:

  1. Il primo problema riguarda la mancanza di una visione unitaria su quello che c’è da fare per le infrastrutture. Ci stiamo impegnando molto per il ponte di Genova, ma uguale impegno dovrebbe esserci per altre emergenze come ponti, strade, autostrade e anche porti e ferrovie. In una dichiarazione congiunta, le tre organizzazioni sindacali spiegano che: «Abbiamo bisogno delle grandi opere per costruire corridoi europei funzionanti, efficienti ed efficaci, necessari all’Italia quanto le opere di adeguamento, ammodernamento e collegamento di tutti i territori, anche di quelli più periferici». In sostanza, si chiedono più infrastrutture e più investimenti.

  2. Il secondo punto ci riguarda molto da vicino. Si è sempre detto che bisogna svecchiare il parco circolante e che bisogna dotare gli autotrasportatori di mezzi adeguati, ma finora gli investimenti sui trasporti sono stati davvero minimi. Si è preferito finanziare gli acquisti di auto elettriche piuttosto che agevolare un settore che ha un gran bisogno di mettere su strada mezzi moderni, in grado di competere con la concorrenza straniera e di ridurre il livello delle emissioni inquinanti.

  3. Terzo punto. I sindacati chiedono di rivedere la normativa che riguarda la concorrenza, per evitare le gare al ribasso sui contratti. Con queste dinamiche, infatti, un’azienda delocalizzata, che fa viaggiare camion vecchi, guidati da autisti sottopagati, può battere sul prezzo la concorrenza di autotrasportatori italiani più bravi e puliti. Insomma, bisogna battere illegalità, evasione fiscale e lavoro nero, senza però strozzare gli autotrasportatori onesti. Non è un impegno da poco, ma resta comunque un lavoro da fare.

  4. Infine, c’è il tema della sicurezza sul lavoro. Anche questo è un argomento che ci riguarda da vicino, perché gli infortuni sono in aumento (soprattutto quelli gravi) e riguardano un po’ tutti i settori professionali, ma nel 2017 hanno colpito molto i settori della logistica e dei trasporti. Si tratta di studiare normative che mettano più al sicuro tutti i lavoratori e soprattutto quelli dell’autotrasporto. Per questo si ripropone sempre più urgente il tema dello svecchiamento del parco circolante, perché tra i mezzi che circolano oggi sulle nostre strade, molti non sono affatto sicuri…

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