23 Marzo 2021 di Alessandro Bottero

Gli abituali posti di ristoro frequentati dai camionisti se non sono aree di sosta sulle principali arterie stradali hanno l’obbligo di chiudere alle 18.00 come i normali ristoranti in centro città, procurando difficoltà e un aumento di costi per tutti gli autotrasportatori

Sono i nostri “Eroi della strada” che, durante la prima parte della pandemia quando si lottava con un fiore contro la spada tagliente del nostro nemico invisibile Covid-19, uscendone straziati per tutte quelle morti avvenute senza sapere neppure bene il perché, attraversavano l’Italia per portare ogni tipo di carico, con il rischio di contrarre questo feroce virus senza neppure pensarci due volte. Ebbene i nostri Eroi, non abbiamo saputo trattarli all’altezza della loro abnegazione al lavoro, anzi abbiamo chiuso loro le porte in faccia, e non solo in senso figurato.

CHIUSURE TROPPO STRINGENTI

Nel calderone delle chiusure a maglie molto strette in Italia, e che pur tuttavia hanno contribuito a togliere dalla strada e dalla movida migliaia di persone, facendo regredire in modo cospicuo i contagi da noi rispetto ai Paesi che ci circondano, ebbene in questo blocco sono finiti pure gli abituali punti di ristoro dei camionisti, dove all’improvviso non potevano più cenare ma solo ritirare del cibo per andare a mangiare in cabina (per quanto possa essere comoda), in completa solitudine. Solo le aree di sosta lungo le autostrade possono fornire loro dei servizi, ma per chi non fa la linea Roma-Milano o sulle altre grandi arterie, le porte restano serrate. Solo andando a dormire in albergo, gli autisti possono rifocillarsi usufruendo del ristorante, ma a prezzi senza dubbio molto più alti, costi questi che vanno a gravare ancora di più sui loro magri portafogli, già compressi dai costi della pandemia.

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